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Chi vuole il governo deve trattare

Oggi il presidente della Repubblica inizia le consultazioni e cercherà di dare un governo all’Italia. E la prima cosa che spiegherà a Di Maio e Salvini sarà che per formare un governo devono dimostrare di poter contare su una maggioranza.

Oggi il presidente della Repubblica inizia le consultazioni e cercherà di dare un governo all’Italia. Conosco Sergio Mattarella e so bene che, in questa fase, cercherà solo di far prevalere, su tutti i particolarismi, gli interessi generali del Paese che coincidono con la tutela assoluta della democrazia parlamentare. Penso, quindi, che la prima cosa che il presidente spiegherà a Di Maio e Salvini, i quali si sono candidati a “premier” ( non previsto dalla Costituzione), sarà che per formare un governo devono dimostrare di poter contare su una maggioranza. Nella storia parlamentare si sono verificati casi di candidati per la presidenza del Consiglio che hanno formato il governo ritenendo di avere già una maggioranza ma che non hanno ottenuto la fiducia del Parlamento. Il caso più clamoroso si verificò nel 1953. Dopo la sconfitta della “legge truffa”, Alcide De Gasperi, il quale non aveva più il consenso dei suoi soci di governo – i socialdemocratici di Saragat e i repubblicani di La Malfa – costituì un governo monocolore DC avendo ottenuto l’assicurazione dai monarchici che avrebbero votato la fiducia. Luigi Einaudi, presidente della Repubblica, inviò De Gasperi in Parlamento: i monarchici, però, ritirarono l’impegno per una divergenza tra i due capi, Covelli e Lauro, e il governo cadde prima di cominciare perché gli mancò la fiducia. De Gasperi subì una forte umiliazione che portò al suo declino, anche fisico.

Altri tempi, si dirà. Vero, per quel che riguarda i protagonisti. Ma la Costituzione è la stessa. Se il M5S vuole allestire un governo costi quel che costi, dovrà aprire una trattativa con altri partiti, contrattando programmi e presidenza del Consiglio. Lo stesso vale per il centrodestra, dato che anche Berlusconi insiste per “Salvini presidente” ma la coalizione dispone del 37% dei voti. Che non è la maggioranza. Se il centrodestra vuole costituire un governo deve contrattare programmi e presidenza del Consiglio. È evidente che siamo di fronte soltanto ai preliminari di un percorso che sarà accidentato e che essi condizioneranno le consultazioni; non soltanto quelle di domani ma anche dei giorni seguenti.

In questo quadro il fatto che il presidente dei senatori Pd, Marcucci, in una intervista su La Stampa, ripeta il mantra «siamo e resteremo in ogni caso all’opposizione» è semplicemente ridicolo e rappresenta anche uno sgarbo nei confronti del presidente della Repubblica. Il Pd ha fatto bene a respingere gli inviti insensati di tanti politologi che spingono a sostenere, in ogni caso, un governo dei grillini. Ma c’è modo e modo, dopo le iniziative del capo dello Stato, di definire la collocazione del Pd e se, come è possibile, dovrà stare all’opposizione. La quale dovrà essere qualificata, perché non tutte le opposizioni sono uguali rispetto al governo, che avrà anch’esso una sua qualificazione. Insomma, un po’ di pazienza e di galateo politico in questa fase serve a tutti.

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