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L’addio a Villetti Socialista, gentiluomo del pensiero

n’è andato in silenzio, in punta di piedi: mancava solo che mormorasse scusa. E, conoscendolo, se avesse potuto l’avrebbe fatto.

Roberto Villetti, socialista, deputato, ex direttore dell’Avanti! ha detto addio a tutti a 75 anni dopo un malattia che l’aveva debilitato fino all’estremo. Si era ritirato dalla vita politica all’indomani dell’insuccesso elettorale dello Sdi nel 2008.

Quel partito l’aveva fondato assieme ad Enrico Boselli, e il fatto che la lista non avesse superato lo sbarramento lo aveva prostrato: prima mentalmente e poi anche fisicamente.

Ma parlare degli incarichi, dei successi o delle amarezze di un impegno durato decenni è il modo peggiore per ricordare Villetti. Che più di tutto è stato un intellettuale che ha amato la politica fino al parossismo; uno studioso che senza mai una sbavatura è stato capace di confrontarsi con tutti, amici ed avversari, sempre coltivando il rispetto e l’approfondimento delle reciproche motivazioni.

Era un gentiluomo del pensiero, a volte duro e inflessibile come si comporta chi è convinto delle proprie ragioni e chiede principalmente a sé stesso di essere coerente. Ma sopra ogni altra cosa Villetti era una persona perbene, disponibile e amicale. «In vita mia non ho mai fatto del male a nessuno», ripeteva di fronte alle volgarità della politica e degli uomini. Era vero.

Villetti è stato un socialista senza se e senza ma, uno dei migliori esponenti della generazione che dalla fine degli anni ’ 60 fino all’inizio del 2000 ha creduto che la politica fosse l’arma migliore in mano ai più deboli; che fosse il modo per cui, come diceva Nenni, «portare in prima fila quelli che stanno indietro».

In questi casi si dice «riposi in pace». Inutile.

Per Roberto non sarà così, non può essere così.

Dovunque sia, continuerà a leggere libri e giornali, a discettare, a ragionare, a litigare se necessario. Ma sempre educatamente, con gentilezza, con levità. Un abbraccio, amico mio.

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